giovedì 26 aprile 2007

Tutti i Topi di CAVAZZANO.

Tutti i Topi di CAVAZZANO
Intervista a uno dei maggiori autori della Disney italiana, dopo 34 anni ancora in pieno servizio attivo.
• Topolino è stato ed è una lettura attraverso la quale sono passate numerose generazioni di italiani. è ancora "il giornalino" per eccellenza? Riveste questo ruolo centrale nel mondo fantastico dei bambini d'oggi? Come va la battaglia contro la Play-station?
Beh noi, dall'interno della testata, ci sentiamo oggi nel ruolo che hanno i secondogeniti nelle famiglie: l'amore dei lettori dobbiamo conquistarcelo, anche con qualche ruffianeria. Anni fa Topolino era invece il primogenito nelle edicole italiane: l'attaccamento del pubblico era dovuto, indiscutibile. Erano altri anni. La cosa più difficile è mantenere nel tempo l'affetto dei lettori, ma devo dire che i nuovi dirigenti Disney sono piuttosto in gamba, hanno messo di nuovo il rispetto per chi compra il giornale al primo posto. Io sono ottimista.
• Ma in casa tua si legge Topolino?
Sì, ma non per dovere o qualcosa del genere. Ti assicuro che ho amici anche più giovani che lo leggono ancora con piacere. Qualcuno di loro è abbonato. Si accorgono dei miglioramenti recenti, le storie migliori, i redazionali non banali... Si lagnano della pubblicità, ma questa è storia vecchia di trent'anni...
• Beh, trent'anni fa noi quarantenni di oggi non ci lamentavamo delle pubblicità del fucile Molgorino o delle piste Polistil, anzi.
Eh eh eh, questo è vero...
• Più in generale: il fumetto, in particolare in Italia. Questo strano media ancora tutto artigianale, prodotto di artisti che realizzano pezzi unici. Il mercato pare restringersi sempre di più; attualmente in USA la Disney non ha testate di comics, nemmeno in libreria. Diventerà appannaggio di pochi appassionati con molti soldi da spendere?
Anche nei Parchi a tema Disney non si vede un fumetto... Beh, guarda, quando ci si trova fra vecchi amici disegnatori come Silver, Manara, Giardino, si parla spesso dei tempi d'oro. Ricordando testate come Sorry, Totem, il Mago, Il Corriere dei Ragazzi, dei Piccoli... davano spazio alla creatività, era normale cercare di essere originali, stimolanti. Sono cambiati i tempi: oggi noi autori dobbiamo cercare di capire, non dico che siamo obbligati ad adattarci, ma percepire i nuovi modi di comunicare.
• Ti riferisci a testate come PK o MM?
La Disney è stata coraggiosa a lanciare questi nuovi albi, dove la qualità è mediamente alta, ci sono nuovi autori che portano idee inedite. Silvano Mezzavilla, Tito Faraci riscuotono già l'affetto dei lettori. E una nuova generazione di disegnatori in pochi anni farà conoscere il proprio stile.
• A proposito di nuove leve che si stanno formando: l'Accademia Disney, di cui sei uno dei Fari Guida. Ce ne parli? Come arrivano i ragazzi? Ammiratori, fanatici di Paperino? Come conciliano la naturale tendenza anarchica di un giovane creativo con le linee guida necessariamente rigide della casa?
Oddìo, più che un faro sono una candela, la mia è una collaborazione recente... è vero, in accademia ci sono aspetti ben definiti e separati. Io mi sto occupando dell'area Topolino e gli immediati dintorni, come Minnie. I corsisiti in realtà sono amici professionisti che già da anni collaborano con le testate Disney; assieme abbiamo lavorato su regia, impaginazione, chiavi di lettura, equilibrio, documentazione. Ma in effetti questi ragazzi sono i primi fan dell'universo di Paperino e soci, in tutta sincerità non ho mai percepito nel loro lavoro una sofferenza dovuta a rigidità stilistica. Non si sentono ingabbiati, anzi.
• E i personaggi classici, che tu hai contribuito a mantenere giovani ed attraenti? Resteranno per sempre? Cambieranno? In che modo? La mia generazione sembra distratta ma in noi c'è una specie di ortodossia disneiana. Intendo dire: se vediamo Pippo diventare padre, o Qui Quo e Qua travestiti da rappers in certe serie animate per la tv storciamo subito il naso...
L'ho storto anch'io, e mi è anche rimasto un pò storto! Quando negli anni 70 Mickey Mouse veniva utilizzato in maniera secondo me sbagliata, dentro a storie banali dove magari lui figurava come un confidente sciocco, Minnie nient'altro che una petulante, molti lettori si sono allontanati. Da lettore anch'io soffrivo per la poca cura messa nei racconti, perchè i nostri lettori sono legati ai personaggi e non ammettono la mancanza di coerenza o di rispetto per le loro personalità. Non sono un editore ma penso che in quell'epoca abbiamo perso l'occasione per vendere molte più copie. Mantenere i personaggi vicini al gusto contemporaneo non vuol dire far mettere su famiglia a Pippo, ma adattarlo lentamente ai cambiamenti della società, senza stravolgerne l'essenza. Io in questo momento sto disegnando la casa di Topolino. Non posso visualizzarla nello stesso modo in cui la immaginavano i grandi disegnatori americani degli anni '30 o '40. Devo inserire oggetti, quadri, tapezzeria che ricordino il mondo che vediamo tutti i giorni. In mezzo, il personaggio deve recitare in maniera naturale, come fosse un attore di oggi.
• Noi quarantenni siamo nello stesso tempo irriverenti e ammiratori. Se vedi il nostro Clarence, non si può dire che non sia anche un'omaggio alle rotondità rassicuranti disneyane. La maestria e a volte il kitsch che ci arriva da Burbanks, California ci attirano e ci stordiscono. Insomma, se la Fiat fabbricasse la 313 di Paperino noi tutti ce la compreremmo, e fra Quarto Oggiaro e Disneworld personalmente sceglierei la seconda destinazione. Ma c'è anche la multinazionale, che è una specie di macchina da guerra. Omologatori? Dispensatori di sogni preconfezionati? Grandi narratori, artisti? Come percepisci i tuoi datori di lavoro?
Anch'io provo sentimenti contrastanti. La cosa che più mi spaventa di queste grandi aziende, e non parlo solo di Disney, è l'ingordigia ad ogni costo. Mi toglie un pò di entusiasmo. Però penso che ci siano settori e responsabili, in questo enorme organismo, ancora bravi e coscenziosi. In Italia siamo piuttosto fortunati, ma anche in Francia e Danimarca le cose vanno bene.
• Il grande Walt, il fondatore: figura discussa ed anche maltrattata in questi ultima anni. Un tuo pensiero?
Ho letto la biografia "Il principe nero di Hollywood", che parte con la chiara intenzione di demolire il personaggio. Ma via via che questo libro scandalistico va avanti traspare affetto verso Disney. Certo, era un imprenditore della sua epoca, che usava quello che aveva a disposizione. Sapeva con chiarezza dove voleva arrivare ed era poco incline ad accettare i consigli dei suoi collaboratori. Ma è stato un grande, grande creatore. Ce ne fossero.
• Quali altri fumetti leggi? Hai qualche passione che col mondo Disney non ci azzecca per niente? O hai solo armadi pieni di Almanacchi Topolino?
Per esempio Akira è un fumetto che mi ha appassionato molto. Ma l'elenco sarebbe lungo...
• Sei uno dei disegnatori più amati. Cosa ti sembra di aver messo di tuo nell'universo del topo più famoso del mondo?
Dovrei fare il modesto e dire: ma no, non ho fatto nulla... Se ho un merito può essere identificato nell'atteggiamento che ho sempre avuto nel fare il mio lavoro: considerare l'editore un tramite, pensare al lettore, rispettarlo. Oggi ricevo persino lettere di ammiratori che mi lasciano imbarazzato, emozionato. Penso a quando ero anch'io un semplice lettore e mi dico. "Chi l'avrebbe mai detto..."
• Tu che conosci il dietro le quinte... Ma che fine ha fatto la sorella di Paperino, Della? C'è per caso una storia che non si può raccontare? Come mai non è più tornata a riprendersi Qui Quo e Qua? Ci sono molte domande "Clarenciane" che potrei farti...
Aiuto! Datemi il tempo di trovare un bravo sceneggiatore che mi aiuti a rispondere.
• Giorgio, questa intervista ci pare già bella, ci fermiamo qui. Ti ringraziamo per la disponibilità.
Venite a trovarmi in Accademia, così presentiamo Clarence a Topolino...
• Gulp! Che emozione!

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