mercoledì 28 febbraio 2007

Bil BOl Bul 2007.

Bologna: nuova capitale del fumetto dal 14 al 18 marzo 2007, con la Iª edizione di BilBOlbul.
Festival Internazionale di fumetto, Bologna si rivela finalmente come capitale della nona arte. A partire dal suo ruolo fondamentale nella storia del fumetto, la città torna ad ospitare una pacifica invasione dei comics, facendo così emergere la sua vitalità in ambito fumettistico. Un programma ricco di incontri, aperitivi, presentazioni gli autori, proiezioni dedicate a cinema e fumetto animerà per cinque giorni la città ponendo così sotto gli occhi di tutti la travolgente energia che Bologna ha sempre saputo trasmettere attraverso il fumetto. Fulcro di tutta la manifestazione sono gli autori italiani e internazionali invitati al festival con le loro opere.


Noi e Bilbolbul

Il primo personaggio del fumetto italiano è stato un bambino africano. Si chiamava Bilbolbul. Le sue storie, firmate da Attilio Mussino, sono apparse sul “Corriere dei Piccoli” sin dal primo numero del 27 dicembre 1908, e sono andate avanti per un bel po’ di anni. Le vicende di Bilbolbul erano narrate e illustrate coerentemente con la cultura coloniale diffusa all’epoca: un’Africa immaginaria, deformata, schiacciata su un primitivismo di maniera da uno sguardo molto paternalistico; quella, insomma, che veniva, in altro modo, “elaborata” e mostrata nelle esposizioni coloniali del tempo.
Le storie di questo bambino erano decisamente surreali e non prive di una certa originalità. Infatti, aveva la bizzarra caratteristica di adeguarsi fisicamente alle metafore citate nei versetti che accompagnano, in basso, ogni vignetta: si faceva veramente in quattro, gli spuntavano realmente le ali ai piedi, diventava proprio verde per la rabbia, arrivava a toccare il cielo con un dito, aguzzava l’ingegno mettendo la testa al tornio e così via.
Nell’Africa (divertente) di Bilbolbul succedevano per definizione cose comunque strane, inconsuete, anormali, irriducibilmente “diverse” e lontane dal mondo e dal vivere civile. Proprio come allora, forse più di allora (con diverse varianti), molti pensano così dell’Africa di oggi.


Nessun commento: