venerdì 11 aprile 2008

DAGON. [IT1994,03.DinoCATERINI;GiulianoCAMPO.]

Dagon #0. Il Monaco. [Limited Edition - © Marzo 1994 FENIX Srl]
Soggetto e sceneggiatura: Giuliano CAMPO.
Disegni e Copertina: Pino RINALDI.
Supervisione: Dino CATERINI.
Lettering: [...].
Fontespizio: Dino CATERINI.
Logo: [...].
Simbolo Dagon: Saverio TENUTA.
Direttore responsabile: Patrizia D'AGOSTINO.
Fotolito: Autenticrom snc. Via G. B. Magnaghi 57 - 00154 Roma.
Stampa: Steg srl - Tarquinia.
Distribuzione: Messaggerie Periodici. Viale Famagosta 75, Milano.


(L'introduzione di pag. 4)
Cosa può accadere ad un uomo se i valori in cui ha creduto per tutta la vita vengono improvvisamente fatti crollare da coloro che aveva sino ad allora considerato i propri prediletti compagni di strada? se oil suo nome è Rex Stewart, e i suoi ex compagni di strada dei poliziotti corrotti; se si tratta di un atletico e robusto reduce di guerra d'origini ebree-tedesche, e i suoi colleghi, cercando di ucciderlo, gli avranno provocato una mostruosa deformazione del viso, quest'uomo non potrà che decidere di diventare il paladino degli oppressi, "la VOCE e la FORZA di tutti coloro che non hanno la possibilità di esprimersi". Mettiamo che riesca ad avere, come compagni di avventure, una madrina sacerdotessa voodoo, e uno squinternato creatore di trucchi cinematografici, allora certamente assumerà il nome di DAGON, "Dio per alcuni, flagello per altri... il BENE oppure il MALE... GIUOIA o DOLORE per chi lo meriterà... vendetta... rivolta... giustizia... e AMORE!" DAGON, la nuova testata della casa editrice FENIX, creato dal disegnatore Dino CATERINI e dallo sceneggiatore Giuliano CAMPO, si avvale di una scrittura attenta alle recenti, importanti evoluzioni stilistiche dei fumetti anglo-americani e giapponesi che si coniuga con una realizzazione grafica ben ancorata alla miglior tradizione nostrana. Sono così garantite quelle caratteristiche forti, decise, estreme, spesso ai limiti di una ironia esplicita, che possono provocare il lettore sulla base di spunti critici nei confronti della realtà, aldilà delle citazioni nel campo musicale e cinematografico, e renderlo partecipe della vicenda. L'atmosfera di alcuni ambienti e di alcune situazioni vuole infatti stimolare il desiderio di appartenenza ad una cerchia di iniziati, in modi e linguaggi spesso quasi esoterici, tali da sottolineare una necessità del fumetto: che il lettore "viva" insiem al personaggio. DAGON personaggio, non antieroe, ma eroe, simbolo, mito. Ma con i suoi grandi, gravi, pesanti problemi. Problemi che in fondo, hanno un po' tutti.

"Strumento dinamico per il contenimento del conflitto di classe, l'organizzazione criminale in tutto il mondo ha rappresentato il vero nemico del popolo, e insieme al socialismo, l'espressione della negatività sulla massa, della massa nel suo denudamento. Dire che la mafia, il crimine, il criminale in genere, non è quello che è (quindi la sua deformazione immaginifica, mass-medio-logica-mnon logica post-post-post-moderna, ultra-borghese), è mito, tenta di superare ogni verosimiglianza, riuscendoci. E' il piacere dell'onesta."
Questo mi ha scritto in una lettera variopinta, profumata di ginepro, Ramòn Mercadèr qualche tempo fa, copiando da una saggio di un sociologo francese arabo suo amico. Si trovava a Chicago, a remixare l'ennesimo romanzo sul rapporto fra l'uomo e il suo fegato, proprio mentre stava prendendo le due decisioni più importanti della sua vita: non completare il quarto giro attorno al mondo, e spegnere la televisione. Maniera mercaderiana per dire che non sarebbe tornato più in Italia, nin avrebbe più voluto salutarmi e, forse, avrebbe scelto di suicidarsi in maniere spettacolare. Cosa non facile in una città dove è successo, e continua a succedere, di tutto.
Così è nato Dagon.
Chicago non pare in verità oggi un luogo magico, ma dalla memoria ne viene un fatto concreto, che cioè sulla chitarra elettrica lì inventava Muddy Waters e che ancora il B. B. King costruiva sullo shuffle della tradizione il "solo" all'ottanta (e più) per cento in scala maggiore invece che minore.
Insomma, la rivoluzione. Il contrario esatto del blues mistificato, mortificato, che appare sempre più spesso in malo modo (e per mala moda) negli ultimi mesi nella letteratura popolare italiana. Italia provincia, Italia dei "Fratelli d'Italia", Italia che si fa apparire peggio di quella che è e che con tutta probabilità diventerà ("Forza Italia"?!); ideologia da quattro cantoni, con i cantoni già tutti occupati e sovraffollati.
Il Dagon ideologico invece scompare quasi subito. Declama la sua verità, i suoi intenti, come L'uomo Mascherato, X9, Spirit, Batman, et cetera, ma si perde nella sua storia di diverso: è gotico.
"Il monaco" di questo numero zero, si capisce, è quello di Lewis. Il nome, "Dagon", richiama esplicitamente Lovecraft. Vive in una chiesa gotica sconsacrata. E' squilibrato. Ha dolori, è dipendente da sostanze poco chiare. [sono prodotti voodoo]
E' insomma completamente "fuori". Con lui i sottoproletari di tutte le razze. La violenza "necessaria", quella che serve a raggiungere una SITUAZIONE migliore, funziona solo per finire l'albo, ma è riproposta (ovviamente) con la medesima intensità nell'albo successivo. Come a dire: è completamente inutile, inefficace, pericolosa, alienante, cosa da pazzi.
Importante l'organizzazione dello spazio nella vignetta; si vuole alemno evitare lo standard, preservare, al di là dell'umorismo e delle convenzioni sceniche, l'autonomia del lettore, l'autonomia nello spazio dell'immaginazione e nell'iter della narrazione verso la scena; con uno sforzo: dalla rappresentazione alla partecipazione.
Qui il lavoro di Dino CATERINI (coautore). Fra i collaboratori, Luca VASSALLI, S. CAFAGNA e A. ZACCHEO, che si muovono decisamente oltre lo schema abituale di GORDON LINK. In questa direzione anche gli studi di Saverio TENUTA, creatore, tra l'altro, del simbolo del personaggio, e di Pino RINALDI, disegnatore della Marvel, che firmerà le copertine, e che immediatamente dopo aver realizzato delle splendide tavole di NATHAN NEVER, nel '93 ha rivisitato il vecchio costume di Dagon. Infatti l'idea del personaggio Dagon risale al '90 (v. "Fumetti d'Italia" n.2), e quindi ha subito nel tempo varie modificazioni, sebbene non sostanziali.
Forse per questo quando vedo una bella ragazza bionda e alta non mi viene in mente Ida Cox, la compagna di Rex Stewart, il tenente destinato a diventare Dagon, l'eroe, ma piuttosto Colombina, e a chi mi domandasse cosa c'entra colombina (ma so che difficilmente troverei qualcuno disposto a chiedermelo), risponderei che la Guerra del Golfo mi ha colpito più di Ida Cox, donna giovane bianca americana, benestante, che pensa all'amore suo scomparso. Dato che a me, e al resto del mondo, dell'amore suo scomparso non importa quasi nulla, voglio chiudere con una chiara spiegazione di Ramòn sul percorso lungo e non lineare streghe-voodoo-blues-rock'n'roll; è inedita, anche se copiata al "Manifesto" di qualche tempo fa, scritta in realtà da Teresa De Santis, in uno speciale servizio su uno dei libri più comici che siano mai apparsi in libreria: "Adoratori del diavolo e rock satanico" di padre Corrado Balducci. Si parlava (non nel libro!) del blues e del diavolo, del rapporto delle classi subalterne con la religione e con i bianchi (tolti i nuovi poveri, subalterni troppo recenti e inaffidabili).
- A dispetto dell'invitante e computa pietà cristiana, che al nero non negava un'anima nonostante considerasse accettabile la usa condizione di schiavo - impariamo - era proprio la compagnia del Diavolo l'unica scelta capace di far sentire una traccia d'identità fuori dai meccanismi di quell’incalzante perbenismo che, agli inizi del secolo, getterà le radici per l'affermarsi di quella che il poeta nero americano Linton Kwesi Johnson chiama, sarcastico, De black Petty Burgeois, "La piccola borghesia nera". Il Diavolo, dunque, amico di strada e padrino di avventure oltre la normalità sarà il consigliere e amico, l'ispiratore fedele dei più grandi cantanti e inventori di blues-.
Il Diavolo, Dagon appunto.
Giuliano CAMPO

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