2005. Libro + DVD-Rom. Pagg. 171. 19,5€.
BUR Biblioteca Univ. Rizzoli - Bur Senza filtro.
ISBN: 8817009296.
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ROMA/SICILIA. Il Tribunale di Bergamo da ragione a La Mafia è Bianca dei giornalisti Stefano Maria BIANCHI e Alberto NERAZZINI.
Salvatore Cuffaro, presidente della Regione Sicilia, querela per
diffamazione cercando di mettere sotto camice la verità. La Sezione del
giudice per le indagini preliminari, nella persona del presidente
Armando Grasso, ha infatti disposto l'archiviazione del procedimento in
quanto gli elementi acquisiti dimostrano che si è mostrata, nel
documentaio, secondo i giudici, la realtà dello stato sanitario
siciliano. Cuffaro ha prima chiesto il sequestro del libro dvd
(richiesta respinta nel merito dal tribunale civile di Bergamo nel
gennaio 2006), poi ci prova con una causa penale, sempre per
diffamazione a mezzo stampa, nei confronti dei due autori e di Michele Santoro, autore della prefazione al volume...“L´esame degli scritti e la visione del dvd rivelano, ad avviso del Gip, lo svolgimento di una indagine sulla realtà delle strutture sanitarie nella Regione Sicilia che, attraverso la trascrizione di brani di dichiarazioni rese alla autorità giudiziaria da parte di soggetti, in genere medici, già condannati o imputati in procedimenti penali per fatti di criminalità mafiosa non violenta, integrate da ulteriori informazioni, fornite dagli autori della pubblicazione, mostra le gravi inefficienze delle strutture pubbliche e la correlativa efficienza della nutritissima schiera di strutture sanitarie private, accreditate dalla Regione siciliana in misura di gran lunga eccedente quella delle altre regioni. In tale contesto emergono rapporti di personale conoscenza o di occasionale frequentazione tra il Presidente della regione, anch´egli medico, radiologo, e taluni di quei soggetti dichiaranti, che gli autori dell´indagine sottolineano al fine di evidenziare gli intrecci di interessi economici e politici.”
# Indagini, intercettazioni telefoniche e ambientali, pedinamenti, interrogatori e processi disegnano la trama di un giallo popolato da boss di Cosa Nostra, potenti uomini politici, imprenditori milionari, pentiti di mafia e medici. Un libro involontariamente di genere sul nuovo potere. Un libro che indigna e appassiona. E abbandona il lettore nell’inquietudine di un finale che ancora non è stato scritto.
## Stefano Maria BIANCHI (Taranto, 1963), giornalista. Ex inviato di SCIUSCIÀ e dei programmi di Michele SANTORO. Ha scritto GEOMETRA CITO SINDACO DI TARANTO [IT. 1996. KAOS]. Coautore di TOGHE SPORCHE, documentario sui processi Imi-Sir e Lodo Mondadori. Vincitore del PREMIO ILARIA ALPI nel 2002 e nel 2004. La sua sceneggiatura THE ITALIAN DREAM si è aggiudicata il premio europeo MEDIA.
## Alberto NERAZZINI (Modena, 1973), giornalista. Ex inviato di SCIUSCIÀ e dei programmi di Michele SANTORO. Ha scritto per “DIARIO”, “L’UNITÀ” e altre testate. Autore di diversi documentari, tra cui TOGHE SPORCHE. Nel 2005 ha condotto PASSATO PROSSIMO su La7. Nel 2005 è stato tra i vincitori del PREMIO ILARIA ALPI. Ha curato il film VIVA ZAPATERO! di Sabina GUZZANTI, presentato fuori concorso all’ultima edizione del FESTIVAL DEL CINEMA DI VENEZIA.
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LA MAFIA È BIANCA. Totò, Giuffrè e la malasanità.Ambra Jovinelli, 10 in punto. La sala al primo piano, dove Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini presentano il loro dvd/libro “La Mafia è bianca”, è semi vuota. In fondo, puntualissimo, circondato dai microfoni c’è già un Michele Santoro (da Strasburgo, sola andata) che più giornalista non si può. “Dal 14 - spiega alle telecamere - sarò in Rai a disposizione dell’azienda che spero mi utilizzi per la mia capacità e per la mia disponibilità. Ho apprezzato molto quello che hanno detto il presidente Petruccioli e il direttore generale Meocci”.
E giù con la metafora dell’asilo: “Ci andrò - continua - con il panierino, la mela e il panino con la nutella, come un bambino all’asilo, vedremo cosa succede. Il mio - conclude - non è più un asilo politico è un asilo accogliente, se poi si dimostrerà non accogliente, se dovrò tornare a ’crescere’ , a diventare cinico come la mia età e la mia vita mi hanno portato ad essere, questa volta andrò fino in fondo, ne vedrete delle belle”.
Poi, le luci si spengono. I riflettori abbandonano Santoro e il servizio pubblico per far spazio ad altro. Sullo schermo Stefano Maria Bianchi, Alberto Nerazzini (ex giornalisti e inviati di Sciuscià) e il loro film inchiesta “La mafia è bianca” (Bursenza filtro, 2005, euro 19,50) . 118 minuti di reportage, intercettazioni telefoniche e ambientali, dichiarazioni di pentiti e interviste scomode. Un dvd, un libro, una ricostruzione minuziosa, coraggiosa e dinamica, come non si vedeva da tempo, delle inchieste che la procura di Palermo sta conducendo sui rapporti tra mafia e politica. Tutto inizia il 15 gennaio 1993. Quando Giancarlo Caselli arriva alla procura che fu di Falcone e Borsellino e Totò Riina viene arrestato. Dalle tasche dei pantaloni del super-boss saltano fuori alcuni pizzini (messaggi manoscritti, vere e proprie cellule del ’ministero delle poste e telecomunicazioni’ di Cosa Nostra): “Altofonte vicino cava Buttitti strada interpoderale, Aiello”, si legge. Qui, la pista da Bagheria tira dritto fino a Palazzo D’Orleans (sede della regione siciliana). E il racconto si dipana lungo il filo dei rapporti ’ambigui’ tra cosa nostra e i colletti bianchi siciliani: politici, giornalisti, imprenditori, medici...
Le immagini scorrono sul telo, i nodi si infittiscono e i protagonisti balzano in scena. Ed ecco apparire Totò Cuffaro (medico, vicesegretario dell’Udc, dal 2001 presidente della regione siciliana, sotto processo per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra), l’amico Michele Aiello (ingegnere, proprietario di Villa Santa Teresa e altre cliniche mediche a Bagheria, accusato di associazione mafiosa, presunto prestanome di Bernardo Provenzano), il super-boss Giuseppe Guttadauro (medico, capo del mandamento palermitano di Brancaccio, condannato per associazione mafiosa); Mimmo Miceli (medico, sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa); Salvatore Aragona (medico, già condannato definitivamente per concorso esterno in associazione mafiosa, oggi rinviato a giudizio per lo stesso reato), Antonio Borzachelli (Deputato regionale dell’Udc. Ex maresciallo dei carabinieri, imputato per concussione); Giorgio Riolo (maresciallo dei Ros, accusato di concorso esterno); Guiseppe Ciuro (maresciallo della guardia di finanza, sotto processo per concorso esterno), Nino Giuffrè (ex braccio destro di Provenzano, collaboratore di giustizia); Angelo Siino (ex ’ministro dei lavori pubblici’ di Cosa Nostra, collaboratore di giustizia); Nino Dina (capogruppo dell’Udc all’Assemblea regionale siciliana), Salvatore Cintola (assessore al bilancio del governo regionale); Saverio Romano (sottosegretario al Lavoro dell’Udc nel governo Berlusconi); Bernardo Provenzano (Capo di Cosa Nostra. Latitante da 43 anni).
Ci sono tutti. Tutti sotto la lente della telecamera, gli atti della procura di Palermo e il microfono irriverente, sempre in contropiede, di Bianchi e Nerazzini. C’è la mafia che non c’è, che non si vede. Che non gira con la lupara, ma in camicia bianca e auto blu, abita gli uffici, s’infiltra nei palazzi, pilota appalti, gestisce risorse e promette stragi. Ci sono le super cliniche di lusso, cattedrali nel deserto, costruite ah hoc per le latitanze dorate (Villa Santa Teresa di Michele Aiello), e gli ospedali pubblici che arrancano a corto di personale e strutture di primo soccorso. C’è la mafia di Bagheria dove "i mafiosi ’sono dei santi’". “Il mondo ce l’ha fatto la mafia? - risponde la gente alle domande dei reporter - Gli ospedali con i bambini che muoiono li ha fatti la mafia? Le raccomandazioni e i favori le ha inventati la mafia. Il mafioso è uno che si fa rispettare Se non fosse un uomo d’onore sarebbero gli altri a metterlo sotto. Come succede a tutti. E poi i mafiosi di Provenzano non sono come Totò Riina. Assomigliano a noi. Abitano la nostra vita e i nostri ospedali. Non ammazzano più giudici e carabinieri. E se lo stato allenta la morsa non è meglio per tutti?”.
C’è la ‘mafia bianca’. Bianca come i colletti dei burattinai che ne reggono le fila. C’è un chiaro ritratto del nuovo potere che crea consensi, fabbrica voti e genera patti d’acciaio. Il potere cresciuto sulle ceneri del pool di Falcone e Borsellino. “In realtà - scrive Santoro nella prefazione al volume - non ci sarebbe bisogno di sentenze della magistratura per pretendere che Totò Cuffaro e i suoi accoliti escano di scena. Basterebbe soltanto la sua richiesta di voto ad Angelo Siino (l’ex ’ministro dei lavori pubblici’ di Cosa Nostra). Se Sciuscià fosse ancora in onda - chiude - milioni di italiani potrebbero appassionarsi alla storia di un imprenditore (Aiello) che, facendo stradine di campagna, è diventato l’uomo più ricco di Sicilia (beni confiscati per 250 milioni di euro, ndr) e il supporter più potente del presidente della regione Totò Cuffaro”. ’La Mafia è bianca’ comunque, anche senza Sciuscià, è in libreria e si prepara a girare l’Italia. Oggi l’anteprima al Cinema Metropolitan di PalermoLa mafia è bianca, di Stefano Maria Bianchi e Alberto Nerazzini; Musiche di Nicola Piovani (a cura di Pasquale Filastò); Fotografia di Mauro Ricci e Marco Ronca; Montaggio di Andrea Mastronicola e Alessandro Principe; Suono di Giuseppe Vitale e Simone Polli; Produttore esecutivo Rita Cavanna.
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